La formazione in materia di trasparenza e anticorruzione è un obbligo previsto dalla legge e definito dalle direttive dell’Autorità Nazionale Anticorruzione.

Ogni Ente pubblico o Società partecipata è tenuto a pianificare e realizzare interventi formativi specifici e mirati, con l’obiettivo di rafforzare l’etica pubblica, prevenire fenomeni corruttivi e garantire il rispetto degli adempimenti di trasparenza.

DigitalPA mette a disposizione di RPCT, dirigenti e referenti organizzativi un vademecum operativo con le indicazioni sui soggetti interessati, i contenuti e le modalità di formazione, con l’obiettivo di “fornire ai destinatari strumenti decisionali in grado di porli nella condizione di affrontare i casi critici e i problemi etici”, come da indicazioni ANAC.

I corsi 2025 sono aperti:

Un obbligo normativo ben definito: le fonti di riferimento

L’obbligo formativo in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza ha cadenza annuale, ed è disciplinato da:

  • Legge 190/2012, art. 1, che impone la formazione dei dipendenti operanti in aree a rischio

  • DPR 62/2013, art. 15, comma 5-bis, sul Codice di comportamento dei dipendenti pubblici

  • Decreto legge 80/2021, DM 132/2022 e DPR 81/2022, che rafforzano l’integrazione tra formazione, performance e integrità

  • PNA ANAC 2022, che fornisce linee guida sull’attuazione pratica degli interventi formativi

Per le organizzazioni pubbliche che adottano il Modello 231, la formazione anticorruzione rientra tra le misure previste dal sistema disciplinare e di controllo per la prevenzione dei reati contro la PA.

La normativa attribuisce un ruolo centrale alla formazione, in quanto misura generale di prevenzione da programmare e rendicontare nel Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (PTPCT) e nella sezione “Anticorruzione e trasparenza” del PIAO.

A chi si rivolge la formazione obbligatoria sulla trasparenza amministrativa

Secondo le disposizioni della L. 190/2012, la formazione deve coinvolgere prioritariamente:

  • Il RPCT, che ha il compito di programmare e monitorare gli interventi
  • I dirigenti responsabili di funzioni strategiche o operative in aree a rischio
  • I dipendenti assegnati a settori particolarmente esposti al rischio di corruzione

Tuttavia, occorre coinvolgere tutti i dipendenti per la formazione di livello generale, in un’ottica di diffusione della cultura dell’integrità e del valore pubblico.

La formazione non si deve limitare al trasferimento di conoscenze, ma punta allo sviluppo di competenze comportamentali e alla capacità di affrontare situazioni critiche in modo consapevole. Sarebbe perciò auspicabile differenziare i corsi, adattandoli per contenuto e per grado di approfondimento a seconda dei ruoli dei dipendenti a cui sono indirizzati.

Come organizzare la formazione per RPCT: criteri e contenuti consigliati

L’efficacia della formazione dipende da una progettazione coerente con il contesto organizzativo e con i fabbisogni interni. È fondamentale che il RPCT, in accordo con i dirigenti responsabili delle risorse umane e l’organo di indirizzo, individui destinatari, obiettivi e modalità di erogazione.

I contenuti devono riguardare:

  • Il sistema normativo in materia di anticorruzione e trasparenza
  • I principali strumenti di prevenzione (mappatura dei rischi, whistleblowing, codice di comportamento)
  • Casi pratici relativi a conflitti di interesse, favoritismi, affidamenti irregolari

La metodologia didattica deve privilegiare l’analisi di casi concreti, workshop e simulazioni decisionali. L’obiettivo è aiutare i partecipanti a riconoscere e gestire i rischi etici e operativi all’interno dei propri contesti lavorativi.

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